PAOLO CAMPAGNALE

Videogioco Terapia
I videogiochi al servizio della medicina

Nel 1972 entrò in commercio PONG, il primo videogioco divenuto fenomeno mondiale, che segnò l’inizio dell’epoca d’oro dell’industria videoludica e il riconoscimento del videogame come uno dei pilastri della cultura POP emergente. L’opinione pubblica, però, accolse i videogiochi con diffidenza, considerandoli deleteri per i giovani e ancora oggi se ne studiano gli effetti negativi sulla salute fisica e psichica dei gamers, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito la dipendenza da videogiochi (gaming disorder) nell’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems.

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Atari 2600, la prima console domestica
Fonte: Flickr | Chris L

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Freeway (a sinistra) e PONG (a destra)
Fonte: Flickr | George Hotelling

Tuttavia, negli ultimi anni è stata rivalutata la possibilità di sfruttare piattaforme videoludiche a fini terapeutici, seguendo una teoria proposta già negli anni ’80, che, riformulata e ampliata in tempi recenti, si presenta come una digitalizzazione della più conosciuta Play Therapy. Quest’ultima, nata in ambito psicoterapeutico, consente al terapista di identificare eventuali problemi psicosociali attraverso l’osservazione di come il paziente si relaziona con gli elementi del gioco.

Allargando questo modello ai videogiochi si ottiene quella che prende il nome ufficioso di Videogioco Terapia, su cui anche i professori Jorge Piña e Subuhi Khan dell’Università della California a Davis nel 2017 ha pubblicato uno studio riportando i risultati positivi ottenuti nella cura della depressione. Sfruttando il fatto che i videogiochi stimolano l’attenzione e la curiosità molto più di qualsiasi giocattolo e gioco all’aperto, è stato dimostrato che i soggetti sottoposti all’esperienza videoludica sviluppano maggiori capacità di controllo cognitivo, ossia l’abilità di esercitare una forma di autocontrollo su pensieri e comportamenti, cosicché da riuscire a convogliare energie ed attenzione su un obiettivo specifico, spesso di automiglioramento.

Questo vuol dire che terapie basate sul gaming possono essere utili al terapista per curare numerosi disturbi, anche più complessi della depressione, come il disturbo ossessivo compulsivo o gli scatti d’ira.

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"Depressione"
Fonte: Flickr | Mary Lock

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Sede dell'OMS a Ginevra, Svizzera
Fonte: Flickr | U.S. Mission Geneva/ Eric Bridiers

Un altro aspetto della Videogioco Terapia, che va oltre la psicologia e la psichiatria, è la possibilità di sfruttare i videogames nei percorsi di riabilitazione neurologica e motoria post-traumatica.

Già nel campo della Play Therapy si è osservato che il gioco è in grado di stimolare alcune funzioni di base in individui sopravvissuti ad un ictus oppure affetti da schizofrenia o malattie neurodegenerative ma i videogiochi hanno dimostrato di essere più efficaci degli strumenti “analogici”. Infatti, uno studio del gruppo di ricerca di Simone Kühn ha dimostrato che brevi sessioni quotidiane di gaming portano ad un incremento neuronale nelle aree del cervello coinvolte in processi cognitivi quali la memoria, la pianificazione strategica, la percezione spaziale e il controllo motorio e che videogiochi di “brain training” e “body training”, definiti “active videogames”, mantengono viva l’attenzione dei pazienti con feedback immediati ed esercizi interattivi.

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Due ricercatrici statunitensi studiano l'efficacia della Nintendo Wii nella riabilitazione motoria post-trauma
Tripler Army Medical Center in Honolulu, Hawaii, 21 marzo 2013
Fonte: Wikimedia Commons | Tech. Sgt. Michael Holzworth

La Videogioco Terapia è un potente strumento per curare numerose patologie e, sebbene sia ancora solo una teoria avanguardista, ha il potenziale per affermarsi come una delle terapie psichiatriche e riabilitative più importanti.

Non è un caso se proprio l’OMS, apparentemente tornando sui suoi passi, abbia lanciato una campagna con l’hashtag #PlayApartTogether per incentivare l’utilizzo di videogiochi online in questo periodo di pandemia con il duplice intento di far rispettare le norme di distanziamento sociale e di aiutare a combattere la solitudine e la depressione.




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Foto di copertina:
Presentazione all'E3 del 2006 di Wii Sports, il primo videogioco di body training divenuto famoso in tutto il mondo
Fonte: Flickr | Arturo J. Paniagua