MATTEO AVAGNINA

DETroit
Become human

Nel mondo ci sono moltissimi videogiochi che spaziano in diverse categorie. Ci sono i First Person Shooter (FPS), arcade, competizioni sportive e innumerevoli altre. Ma in questo blogpost volevo soffermarmi sui single player, e in particolare su “Detroit-Become Human”.

Anche se data la mia alta competitività generalmente prediligo i PVP (sfide online contro altri giocatori) questo titolo mi ha colpito sotto diversi aspetti che voglio condividere con voi. La storia del gioco si sviluppa attorno a 3 personaggi principali, tutti robot: Connor, Markus e Kara in una Detroit futuristica dove gli uomini sono affiancati da automi che li aiutano in svariati contesti, dai comuni lavori pesanti, alla medicina specialistica. I robot delle prime versioni sono grezze, freddamente inespressive e specifiche per una sola attività; quelli di ultima generazione svolgono invece attività delicate e complesse, Connor ad esempio è un detective sul campo.

Markus
Fonte: Flickr | Instacodez

Kara
Fonte: Flikr | Instacodez


Il primo degli aspetti che mi ha attratto è senza dubbio il comparto grafico, lavorando sulle espressioni facciali ha reso i volti dei personaggi credibili rendendo il gioco al pari di un film. La trama poi offre la base per alcune riflessioni. Sono presenti due macro fazioni: i devianti, gli androidi che hanno sviluppato una vera e propria coscienza, capaci di provare emozioni come gli umani, e la CyberLife l'azienza produttrice, che considerandoli malfunzionanti cerca di alienarli. Per completare il contesto vi sono anche i cittadini che, cambiando opinione nello sviluppo della storia, svolgono una parte fondamentale.

Essendo da sempre un appassionato del mondo robotico ho trovato la storia accattivate in quanto la nostra società si sta avvicinando, seppur lentamente, a creare automi capaci di recepire e comprendere ciò che accade attorno a loro. In questo gioco i devianti sono degli automi che provano sentimenti e cercano in tutti i modi di raggiungere l’uguaglianza con gli uomini, rivendicando il diritto alla vita ed al libero arbitrio


Ramificazione degli eventi
Fonte: Matteo Avagnina

Scelte in gioco
Fonte: Matteo Avagnina

Il gameplay è semplice, ma allo stesso tempo, la dinamica della storia è variabile. Questo perché nel susseguirsi dei capitoli si può scegliere dove muoversi (nei confini della scena) e cosa far dire ai personaggi oltre a poter scegliere in determinati contesti, se essere più aggressivi, cauti o asettici, interagendo pesantemente nelle reazioni dell’ambiente circostante. I tre protagonisti apparentemente slegati tra loro seguono storie diverse che tuttavia si influenzano l’un l’altra.

Questo fattore dinamico è affascinante in quanto ho terminato l’avventura seguendo la mia visione personale, mentre altre persone hanno fatto altre scelte e quindi vissuto uno dei tanti finali che il gioco mette a disposizione. Si può quindi assistere alla parità tra macchine e automi o alla distruzione di questi ultimi semplicemente non trovando una prova, dimenticandosi nomi o “facendo innervosire o agitare” eccessivamente le macchine. Il gioco lascia spazio alle emozioni del videogiocatore rendendolo capace di complicare le attività a una delle due fazioni stravolgendone i piani.

Se anche per voi il tema automi risulta accattivante, consiglio assolutamente di provare questo titolo poiché unisce trama (che può essere rigiocata e cambiata), immersività, grafica e per finire, per i veri appassionati, offre spunti reali su cui riflettere.

Fonte dell'immagine di copertina: Matteo Avagina