ANDREA COMBERIATI

Due anime
Cinema e videogiochi

Era il 1896 quando i fratelli Lumière proiettarono per la prima volta in una piccola sala L’arrivo di un treno nella stazione di La Ciocat dando vita a quello che noi oggi conosciamo come cinema.

Sessant’anni dopo Alexander Douglas programmò il primo videogioco della storia: Noughts and Crosses.

È da molto tempo che questi media manifestano la volontà di fondersi e più si va avanti, più la prospettiva di assistere alla nascita di un nuovo “linguaggio” si concretizza.

Entrambi possiedono degli articolati sistemi transmediali che li rendono incredibilmente flessibili facilitando scambio estetico e linguistico.

Si sottolinea che con il termine transmedialità si intende la capacità di un brand o di un sistema comunicativo di articolarsi su diversi fronti mediatici.

Ibridazione tra cinema e videogiochi

Riportando questo concetto nel nostro discorso, la trasmedialità è quindi l’abilità che cinema e videogame posseggono di riadattare storie o addirittura interi franchise dal grande schermo alla console e viceversa senza che essi debbano subire dei sostanziali mutamenti per poter funzionare.

Questa peculiare relazione che condividono ha portato alla formazione di una fitta rete di scambi linguistici ed estetici che col tempo ha dato vita a svariati ibridi più o meno riusciti. Infatti le difficoltà delle meccaniche videoludiche a penetrare le barriere del complesso sistema di regole cinematografiche, ha sempre rappresentato un ostacolo verso l’ibridazione.


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“Mentre un videogioco si può definire come un medium post-narrativo, dove è il fruitore del testo videoludico a creare i propri percorsi, il cinema si definisce tramite una struttura molto più rigida, che è più simile ad un libro dove lo spettatore segue dei percorsi preimpostati”

Come possono quindi videogiochi e cinema sperare di creare un linguaggio comune se i loro viaggiano su due binari differenti?
La risposta la potremmo trovare nella teoria delle unit operations del filosofo Ian Bogost tratte dal suo omonimo libro.


Unità operative


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“Il filosofo statunitense con la sua teoria, propone di analizzare i videogiochi e i film a partire dalle loro unit operations che, agendo da moduli, possono essere aggregate e disgregate in diverse configurazioni”


Riccardo Fassone
Cinema e videogiochi, 2017

Così Fassone nel suo saggio Cinema e videogiochi descrive la proposta di Bogost. Seguendo questa teoria, quindi, suddividendo il medium cinematografico in unità operative se ne potrebbero ricavare 4 fondamentali: curiosità, per focalizzare l’attenzione dello spettatore; ipnosi, necessaria per tenerlo immerso nella storia del film; suspense, per mantenere il suo grado di attenzione e il suo coinvolgimento emotivo alti ed infine la sorpresa per meravigliare lo spettatore ed imprimere nella sua mente il ricordo del film.

Allo stesso modo analizzando il medium videoludico si ricavano: esplorazione, per l’immersione nel contesto del gioco; apprendimento, per familiarizzare con le sue meccaniche; ripetizione, per permettere al videogiocatore di usufruire di percorsi sempre diversi e personali grazie all’esperienza acquisita ed infine la soddisfazione, intesa come successo nel superamento di una sfida in seguito all’impegno dedicato.


Beyond: Two Souls e il linguaggio "cineludico"

Beyond: Two Souls è un videogioco sviluppato dalla Quantic Dream nel 2015 con Ellen Page e Willem Dafoe. Il suo genere rientra in quello dell’avventura grafica, un genere di videogiochi in cui si controlla un personaggio mostrato in terza persona nello scenario di gioco e lo si accompagna in un percorso disseminato di scelte incisive sulla trama.

Nonostante si tratti in tutto e per tutto di un videogioco, possiede una forte impostazione cinematografica. Ogni azione che il giocatore compie è limitata ad una da una serie di movimenti e scelte preimpostate che portano allo sviluppo di una trama sempre più articolata, influenzata anche dagli errori commessi durante il suo svolgimento.

Qui le unit operations che troviamo sono: esplorazione, apprendimento, suspense ed infine la sorpresa. La negazione della ripetizione come meccanica principale e l’assenza della soddisfazione è ciò che rende così simile ad un film questo videogioco, tanto che lo spettatore non può fare altro che apportare dei leggeri cambiamenti al corso della trama senza modificarne però radicalmente gli eventi.


Dietro le quinte del videogioco Beyond: Two Souls
Fonte: Flickr | Community Mag

Joide Holmes, la protagonista di Beyond: Two Souls.
Fonte: Flickr | Dekuwa

La prospettiva di vedere un'unione linguistica di questi due media è sicuramente indefinita e potrebbe non avere la forma che ci aspetteremmo. Infatti, il processo è ancora lungo e complesso, se non addirittura utopico.

Nonostante questo, la teoria di Bogost sulle unità operazionali rimane sicuramente interessante da un punto di vista linguistico e, forse, in futuro, potrebbe essere la base per quello che potremmo chiamare “linguaggio cineludico”.

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Fonte immagine di copertina: Flickr | Instacodez